"Bravo carlo !" Eh, anche paolo si ricorda bene ! Procedo in un diedro dove non trovo nessuna protezione: sistemo un friends nella fessura … poi un altro … e continuo ad arrampicare. "Certo che non sto salendo in maniera dinamica: ogni tre movimenti mi fermo a riflettere... Toh, guarda, un friends lasciato in parete! E io ci metto un rinvio, già che c’è …" Sento altre voci più in basso: quattro ragazzi stanno risalendo il sentiero che porta alla base della parete … Ma il mio sguardo si porta velocemente all’ultimo rinvio che ho messo e lo vedo già distante … "La protezione è un pò bassa .. Ma sto salendo in diagonale verso la sosta che non è poi così lontana … Ma sì: da qui al terrazzino è max IV, cosa sto a perder tempo a mettere protezioni !" Mi alzo ancora un paio di metri, vado lateralmente con la gamba sinistra e … "Cavoli ! mi stanno scivolando le dita dall’appiglio !" Il corpo è ormai fuori equilibrio e mi rendo conto che sto per cadere. Come al solito, in questi casi, è l’istinto a dare l’avviso al compagno: "TIENIMI!!" il piede destro resta agganciato a qualche cosa: mi sento ruotare e in un attimo mi trovo a testa in giù, vedo la parete che si avvicina … chiudo gli occhi …… Quante volte, in passato, mi è capitato di esclamare: “tienimi” … ma pronunciare l’ultima sillaba coincideva col sentir la corda andare in tiro: uno piccolo strattone ai fianchi e la punta delle scarpette tornavano a toccare la parete rocciosa. Ma questa volta … qualche cosa è diverso dal solito. Il rumore dell’aria aumenta di intensità. La parete scorre veloce davanti agli occhi. Il friends: noto per un istante l’ultimo friends, quello che ho trovato in parete, mi passa davanti agli occhi e lo saluto con un lampo di pensiero. Ancora la roccia che viaggia davanti agli occhi, sempre più velocemente, e si avvicina sempre più. Chiudo gli occhi, per un istante quasi eterno, e d’improvviso la sensazione di bruciore sulla punta del naso ed in contemporanea il rumore del caschetto che sfrigola contro la roccia …… un colpo deciso, forte, e l’arresto … "come stai ?!?!" Riapro gli occhi, mentre sono ancora a testa in giù, e con un colpo di reni mi riporto diritto. Guardo in alto ma non riesco a capire a che punto mi trovo … "bho … sì, bene … mi pare tutto ok!" Mi faccio calare e finalmente con i piedi tocco in terra. "Il naso … Mi brucia la punta del naso …" "Sì – mi risponde Paolo – hai un taglietto sul naso" "Quanti …… Che volo ho fatto ? … Quanti metri erano ? …" Intanto sento un bruciore anche alle gambe, dove noto qualche escoriazione, e camminando percepisco anche un fastidio all’inguine. "Mi dispiace ma … credo che oggi non arrampicherò più: se vuoi ti faccio sicura. Se vuoi provare a fare il primo tiro …" "heeee … saranno stati più o meno 16 metri … non saprei … Comunque non ti preoccupare: fumati una sigaretta che poi torniamo alla macchina. La via la faremo un’altra volta, tanto la rocca è sempre lì !" Metto lo zaino in terra, mi tolgo le scarpette e mi siedo sull’erba … intanto tiro fuori dallo zaino alcune cose in maniera disordinata, quasi meccanicamente: senza che mi servisse nulla di preciso. Gli altri ragazzi che avevo notato prima erano intanto giunti all’attacco della via: uno si vuol sincerare delle mie condizioni mentre un altro mi parla: "porca miseria, mi sono fermato lì sotto a pisciare … ti ho visto volare giù e mi son detto: io resto a pisciare qui tutto il giorno !" Rido per la battuta ma mi sento un po’ scosso. Fumo nervosamente una sigaretta, seduto sull’erba, mentre osservo Paolo che studia la parete e gli altri quattro che eseguono silenziosamente i soliti gesti che precedono l'arrampicata. Alzo anch'io lo sguardo verso la parete, ma la mia attenzione viene subito attirata da qualcos'altro: Lo zaino in terra, il telefonino posato sopra, e la suoneria che rompe il silenzio. Un sussulto: "cavoli la sveglia, è già un po’ che suona. Prepariamoci, che la colazione ci aspetta!"
|