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LE CASCATE DI GHIACCIO
Brevi cenni di storia:
Come si è arrivati, negli anni, ad arrampicare su cascate di ghiaccio?
Da un lato lo spirito alpinistico che richiedeva (e richiede), attrezzature sempre più affidabili, dall'altro l'evoluzione ed il perfezionamento delle attrezzature di alpinismo che hanno portato inevitabilmente all'evoluzione della stessa attività alpinistica.
La piccozza ed il rampone hanno subito, negli anni, una trasformazione netta. Dovuta inizialmente alla necessità (da parte dei forti alpinisti), di misurarsi in un terreno ghiacciato più ripido, dove non era più sufficiente una piccozza con lungo manico di legno od i ramponi di una volta.
Inizialmente erano quindi i canali ripidi e ghiacciati lo stimolo per lo sviluppo di queste attrezzature: sono datati 1929 (ad opera di Grivel),i primi ramponi a 12 punte con le due frontali orientate in avanti; mentre è degli anni '30 la disputa tra "tecnica frontale o piedi a piatto".
Certamente la svolta definitiva sulla diattriba si ebbe nel 1938, quando una cordata austriaca fu raggiunta in pochissimo tempo dalla cordata tedesca (dotata dei "recenti" 12 punte), durante la prima salita alla Nord dell'Eiger. Tanto che l'austriaco Harrer si auto definì "obsoleto"..
Stesso discorso per le piccozze: la verticalità del terreno di avventura esigeva materiali migliori.
Si deve arrivare ai primi anni '70 per vedere l'inizio della moderna tecnica piolet-traction. L'idea fu del francese Checchinel che partì da un pugnale da ghiaccio (molto usato all'epoca), dotandolo di manico e di testa per essere usato anche come martello. Utlizzò questo attrezzo sperimentale sulla Nord del Pilier D'Angle, piantandolo con il braccio disteso sopra la testa ed usandolo come appiglio ...
Un successivo svliluppo aggiunse la dragonne per il polso (nient'altro che una semplice fettuccia), e la longe per collegare l'attrezzo all'imbrago per evitare di perdere la picca.
Da qui alla possibilità di affrontare frontalmente pareti anche molto verticali, e quindi il terreno di gioco si spostò dagli ambienti alpini all'esplorazione delle colate di ghiaccio di fondovalle.
Comino e Grassi su tutti: si imbatterono per la prima volta su una cascata di ghiaccio salendo l'Yper Couloir sulle Grandes Jorasses, dove per la prima volta applicarono la tecnica piolet-traction ad una vera colata di acqua di fusione.
Fu così che alla fine degli anni '70 si accorsero delle cascate presenti nei fondovalli: evidentissime da sempre, nelle stagioni invernali, ma alle quali non avevano mai fatto caso prima di appassionarsi alla loro scalata. Tutto questo senza mai abbandonare le salite dei Couloir, Goulotte e degli ambienti Alpini
Avvertenze
Le condizioni delle cascate di ghiaccio sono in continua evoluzione: temperatura, vento e precipitazioni rendono difficile poter confermare la valutazione di difficoltà per ogni ripetizione
E' fondamentale raccogliere il maggior numero di informazioni sulle condizioni stagionali delle cascate (dai gestori di rifugi o da chi ha effettuato la salita di recente).
Saper valutare e riconoscere il tipo di ghiaccio nelle sue forme, anche in realzione al comportamento e al suono di ritorno rispetto alla battuta con la piccozza.
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