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STILE ALPINO
Un decennio di scalate

Gianni Calcagno
Prefazione di Marco Schenone
Vivalda Editori - 2001 - Collana "I Licheni"


copertina
Con quella faccia un po' così

Il più curioso fra i lettori di questa inusuale recensione si chiederà sicuramente cosa c'è dietro il titolo che rimanda all'arcinota canzone di Paolo Conte "Genova per noi". In effetti non so bene neanch'io il motivo per cui l'ho usato, anche se la melodia mi ha ronzato nel cervello per tutta la serata di venerdì 15 giugno.
E' stata una serata particolare, importante per tutto quell'ambiente alpinistico genovese - e non solo - che ha gravitato attorno alla difficile figura carismatica di Gianni Calcagno. L'occasione dell'incontro è stata la presentazione del libro "Stile alpino", uscito per i tipi della Vivalda Editore e basato sugli appunti e sulle considerazioni che lo stesso Calcagno aveva preparato ben prima che il Monte McKinley in Canada interrompesse tragicamente la sua vita.



Il libro ripercorre la prima parte della carriera di Calcagno alpinista (decennio tra gli anni '70 e gli anni '80), periodo durante il quale egli ha compiuto alcune delle sue salite migliori e di grande fascino; ma quel motivo che continuava a girarmi in testa non era scattato per i contenuti del libro, peraltro rimarchevoli, apprezzabilissimi e più che godibili dal punto di vista letterario.
"Con quella faccia un po' così, con l'espressione un po' così...": ma quale faccia? quale espressione? mi sono chiesto guardando i relatori della serata. Sandro Grillo, compagno di Calcagno nella scoperta e nella valorizzazione della pietra del Finale, ha condotto con impegno non disgiunto da una grande emozione lo sviluppo dei ricordi e degli aneddoti da lui personalmente vissuti come spettatore ma anche come attore; Marco Schenone, accademico genovese del C.A.I. - come Calcagno - e curatore del libro, ha spiegato burberamente e quasi di malavoglia come il libro stesso sia nato spontaneamente dalla penna del suo autore e come lui, Schenone, si fosse limitato a rivedere il materiale senza interferire in alcun modo nella stesura dei vari capitoli; Lolli Repetto, medico in alcune delle spedizioni di Calcagno, nonché suo grande amico, ha impostato il proprio intervento su di un piano tecnico e volutamente asettico; Piero Crivellaro, esperto alpinista e rappresentante della casa editrice, ha svolto egregiamente il suo compito professionale, senza indulgere a retorici sentimentalismi; Giovanna, la moglie di Calcagno, ha combattuto dignitosamente con il grande dolore, ancora vivissimo a dieci anni dalla scomparsa del marito.

Ma quella faccia e quell'espressione un po' così ce l'avevamo tutti quella sera. Il ligure, si sa, non è incline a roboanti proclami, a scoppiettanti dimostrazioni, ad altisonanti dichiarazioni; preferiamo "volare basso", con un livello di coinvolgimento emotivo apparentemente ridotto, anche se in realtà non è affatto vero; siamo maestri nell'arte di minimizzare, di sottovalutare, di rinchiuderci a riccio sulle emozioni e sui sentimenti. Ecco dunque spiegato perché il motivo di Paolo Conte mi è servito da colonna sonora in quella sera: il clima respirato su toni dimessi ma orgogliosi, le facce degli intervenuti, fossero ruvidi alpinisti piuttosto che anziane e distinte signore, tutti gli elementi hanno concorso a delineare un quadro dai colori tenui ma con una cornice robusta ed essenziale. Credo che a Calcagno non sarebbe dispiaciuto.


Recensione di: Mauro Mazzetti



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